Celebrazione e festa per la presa possesso del Cardinale titolare
Il respiro universale della Chiesa nella celebrazione per la presa di possesso di S.E. Cardinale Diego Rafael Padrón Sánchez
Redazione Parrocchia San Gaetano 20/11/2024 0
Grande calore ed attenzione il 16 Novembre a San Gaetano nella celebrazione per la presa di possesso della Chiesa da parte del Cardinale Diego Rafael Padrón Sánchez.
Grande attenzione perché, pur nell’ambito della normale celebrazione eucaristica, si è trattato di un momento pastorale molto significativo: infatti ogni Cardinale, al momento della sua nomina, diviene titolare di una chiesa romana a simboleggiare l'appartenenza al clero romano e l'unità del Collegio dei Cardinali come strumento di supporto all'attività pastorale del Vescovo di Roma. Tra le tante chiese a cui poteva essere attribuito questo titolo è stata scelta la nostra parrocchia che quindi è diventata la sede del Cardinale Diego Rafael, venezuelano. Il 9 luglio 2023, al termine dell'Angelus, Papa Francesco aveva annunciato la sua creazione a Cardinale e nel Concistoro del 30 settembre seguente lo aveva creato Cardinale Presbitero di San Gaetano.
La cerimonia, iniziata con la lettura dei decreti pontifici, avrebbe potuto essere un atto formale e invece la semplicità dell’organizzazione liturgica, gli interventi paterni di Sua Eminenza, il calore del saluto del parroco, Padre Umberto, la presenza di un piccolo nucleo di venezuelani e di tanti presbiteri, hanno avvolto e conquistato l’assemblea che si è veramente sentita parte della Chiesa Universale.
Commovente il momento finale della celebrazione durante il quale è stato cantato l’Inno nazionale del Venezuela come è usanza di quella nazione e tutti noi abbiamo rivolto un pensiero e una preghiera al popolo venezuelano che attraversa un momento economico e politico così difficile.
La serata si è conclusa con un piccolo buffet durante il quale il Cardinale si è prestato sorridendo alle numerose richieste di farsi fotografare con lui. All’inizio del momento di festa p. Umberto ha donato al Cardinale, come segno del legame e dell’affetto della nostra parrocchia, un anello che il Cardinale ha molto gradito e subito indossato.
Pubblichiamo di seguito un estratto dell’omelia che il Cardinale Diego Rafael ha pronunciato nel corso della liturgia di insediamento.
Di seguito pubblichiamo anche le immagini della celebrazione e della festa che è seguita.
Omelia e Galleria foto
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Domenica 22, durante la messa delle 10:30, abbiamo dato il benvenuto a Iryna, Oleksandr e Roman, la famiglia ucraina ospitata a CASA MIA, il progetto di accoglienza della parrocchia e della Caritas.
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Luca Napolitano è stato scout nella nostra parrocchia e poi, con spirito di servizio, ha anche svolto il ruolo di animatore dell'Azione Cattolica Giovani insieme a Matteo Aliffi. Sempre pronto a fiutare occasioni in cui offrirsi generosamente, dopo aver coinvolto molti anni fa la nostra parrocchia nel gemellaggio con il paese di Lucoli, colpito dal terremoto, in questi giorni ha deciso di passare il suo periodo di ferie presso la Caritas di Lublino, in Polonia, per animare i giochi dei bambini ucraini rifugiati. Ecco la cronaca di una delle sue giornate. Un grazie caloroso a Luca.
Ciao,
Ieri non vi ho scritto nulla perché sono tornato la sera stanchissimo da una casa di accoglienza di bimbi rifugiati. Eravamo nel paesino impronunciabile di Księżomierz, in piena campagna a sud di Lublino, nella profonda Polonia rurale, in mezzo a tavolate sterminate di verde, dove praticamente ho fatto animazione per 5 ore filate senza fermarmi, manco per il pranzo. La casa era semplice, ma carina con un bel parco attorno. Non è una casa Caritas, ma è finanziata dalla Caritas, quindi suor Monika, che mi ha accompagnato insieme a suor Agnese, ci si reca ogni tanto per sorvegliare che tutto vada bene e per ispezionare il corretto utilizzo dei fondi stanziati.
Ci saranno stati circa 15 bimbi, senza contare i ragazzi più grandi. In pratica io sono arrivato e ho solo acceso la miccia. Ricordo che i primi due bimbi che ho incontrato erano i gemellini biondi Sasha e Pasha, che avranno avuto 3 anni, tutti e due belli sorridenti, poi dal resto del gruppo sono stato letteralmente (LORO MI HANNO) sommerso di attenzione, che credo fosse una voglia inesauribile di affetto, divertimento, contatto fisico, tenerezza ecc ecc... Soprattutto le bambine erano quelle più agguerrite a contendermi, mi prendevano per mano, mi camminavano accanto, volevano essere portate sulle spalle.
Una di loro, Veronika, credo di 4 anni circa, è stata incredibile, perché senza nemmeno conoscermi è entrata dalla porta della saletta dei giochi mentre avevo appena iniziato a intrattenere qualche bimbo, e mi è letteralmente corsa incontro per abbracciarmi con un sorriso e due occhi indescrivibili che sembravano il ritratto esatto della gioia, e da quel momento fin quando è risalita per il riposino non si è più voluta staccare da me.
A parte questo, durante le cinque ore si è giocato-giocato-giocato senza soluzione di continuità. Nemmeno adesso riesco a fare la lista di quello che abbiamo fatto, ma loro erano attratti da tutto e rispondevano a ogni stimolo. Per dirne una, a turno abbiamo ricoperto di mollette qualche bimbo dalla testa ai piedi, dopodiché era d'obbligo il giro d'onore (o dell'orrore) da sotto a sopra, passando dal corridoio stretto e buio delle camerate, in processione dietro al bimbo sommerso di mollette, che in quello stato era diventato non si sa come un feroce zombie.
Alla fine, più assetato che stanco, mi sono seduto a bere un bicchiere d'acqua su degli scalini, e vicino a me stavano 3 bimbe. Una di loro, la più piccola, di circa 3 anni, che nemmeno avevo visto fino a quel momento, perché non era stata con noi durante i giochi, mi chiama "papà" e la mamma le dice subito qualcosa tipo: "sì, papà Luca, poi papà Tizio, papà Caio, papà Sempronio".
Ovviamente non faccio domande. A tempo scaduto ho dovuto riordinare il mio valigione dei giochi: mettere ogni cosa dentro esattamente come ne era uscita davanti agli occhi dei bambini. Intorno si è creato un clima di silenzio. Fare questa azione mi è sembrato crudele, in un certo senso l'ho avvertito come un tradimento, e vederla deve aver dato la stessa sensazione ai bambini, l'amputazione improvvisa di qualcosa di bello e felice.
Quando siamo ripartiti ho detto a suor Monika in macchina: non so se è più crudele andarsene o non venire proprio.
Giovannella
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