Il Ruggito degli scout del Roma 25
Una bella iniziativa dei nostri scouts durante il lockdown
Parrocchia San Gaetano 03/05/2020 0
Cari amici, può essere difficile trovare il lato positivo in questi giorni in cui siamo tutti un po’ spaventati e in cui spesso la noia del restare chiusi in casa ci fa innervosire e ci porta a scontrarci, invece che a incontrarci. Questo giornalino nasce dalla voglia di restare insieme anche a distanza, di sfruttare tutti i benefici della tecnologia senza abusarne. Il logo che abbiamo scelto, il cerchio grande che ne rac- chiude uno più piccolo, è un segnale di “pista” che significa “sono tornato a casa”, e che è stato inciso anche sulla tomba di Baden Powell, il fondatore dello scoutismo.
I segnali di pista sono delle tracce che si realizzano con ramoscelli, sassi o piante e vengono lasciati quando si cammina sullo stesso sentiero, per avvisare gli altri componenti del gruppo nel momento in cui, per qualche motivo, ci si è dovuti separare. E’ un po’ quello che succede oggi a noi... siamo tornati a casa, ma non significa che non continuiamo a camminare sullo stesso sentiero.
Vi proponiamo attività e letture che possono essere un momento di condivisione con i vostri fratelli, genitori, figli.
Troverete letture e rubriche, proposte di giochi da fare in casa, ma anche link e contenuti allegati, per lo più video fatti da noi...o da voi!
Se volete rispondete alle sfide che vi lanciamo da queste pagine e vedrete che già il prossimo numero sarà popolato anche da voi!
In attesa di poterci incontrare di nuovo nella nostra parrocchia, vi salutiamo fraternamente.
La comunità capi del Gruppo Scout Agesci ROMA 25
Versione in pps del num. 4
Versione in pdf del num. 5
Versione in pdf del num. 6
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Parrocchia San Gaetano 15/02/2021
Genitori in Viaggio
Quanto spesso ci capita di pensare che crescere insieme ai nostri figli sia una cosa bellissima, ma anche una grande sfida? Che ad ogni nuova tappa della loro vita (dalla loro prima poppata a quando lasciano la nostra casa per andare a vivere da soli e anche oltre), corrispondono cambiamenti che ci mettono davanti alla gioia di nuove conquiste, ma anche alla necessità di adattarci a bisogni nuovi, a un diverso modo di comunicare, al saper lasciar andare cose e abitudini già note per affrontare territori ancora sconosciuti? E, perfino quando abbiamo già vissuto quella tappa con un figlio, affrontarla di nuovo con un altro ci porta in realtà a dover fare un viaggio diverso, perché ogni figlio (e quindi ogni percorso) è unico.
Di fronte a tutto questo, possiamo trovarci a provare nello stesso identico momento un miscuglio disorientante di gioia, dolore, preoccupazione, speranza, fierezza, incertezza, paura. Ed è anche probabile che ci capiti di pensare cose come “Ma perché fino a ieri era così facile parlare con lui, parlare con lei, e invece adesso sembra che parliamo due lingue diverse?” oppure “Non capisco perché non mi racconta più niente, e quando provo a parlarci finiamo sempre a litigare…” o magari “Non mi dà mai retta, vuole fare sempre di testa sua, e allora come faccio a proteggerlo o a proteggerla da tutti i rischi che vedo intorno?”.
E’ un’esperienza che io stessa vivo come mamma e che mi sento raccontare spesso nel mio lavoro di counselor. Ecco perché quando le responsabili della ACR/ACG mi hanno detto che sentivano il desiderio di offrire ai genitori dei ragazzi di Azione Cattolica della nostra parrocchia un’occasione di incontro e riflessione sul rapporto con i propri figli, chiedendomi se mi avrebbe fatto piacere collaborare e se avessi in mente qualche spunto, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata proprio questa.
Ne abbiamo parlato insieme e così è nato il progetto: “Genitori in viaggio: uno spazio per ascoltare, uno spazio per comunicare”.
Il primo incontro ci ha permesso di metterci in ascolto noi stessi: abbiamo esplorato quali emozioni proviamo di fronte al crescere e al cambiare dei nostri figli, quali sono le paure e le speranze che ci accompagnano in questo viaggio ed anche quali sono le risorse che possono aiutare noi e loro ad arrivare a destinazione non solo “sani e salvi” ma uniti da un rapporto ancora più bello, più ricco e più pieno.
Nel prossimo incontro cominceremo a parlare di possibili maniere nuove di comunicare con i nostri figli, maniere più efficaci e più collaborative di quelle che siamo abituati a sentir usare, lavorando sia sul nostro modo di parlare con loro che sul nostro modo di ascoltarli, con lo scopo di rendere la comunicazione tra noi una risorsa ancora più utile per accompagnarli nella loro crescita.
A questa nuova tappa ne potranno poi seguire altre, grazie al contributo non solo mio, ma anche di altre persone in grado di offrire spunti utili per rendere il viaggio che condividiamo con i nostri ragazzi una bellissima avventura da vivere insieme.
Maura Laurenti
Parrocchia San Gaetano 30/04/2020
Stanze vuote, ma reti aperte
Tutti chiusi in casa tristi e disperati in attesa che riprendano le celebrazioni? Macché! Chiusi in casa sì, ligi alle prescrizioni di sicurezza, ma gli operatori pastorali e i fedeli della parrocchia in questi due mesi di chiusura si sono scatenati e hanno sfoderato creatività, competenze informatiche e telefoniche per rimanere in contatto e portare avanti le attività formative e caritative che stanno contribuendo a non disperdere il patrimonio comunitario che ci ha sempre contraddistinto.
Di seguito riportiamo il dettaglio delle attività portate avanti da alcuni gruppi della parrocchia: cliccare sui loghi.
Parrocchia San Gaetano 20/02/2021
Il quarto momento di Fede e Luce
Il perdurare del periodo di obbligato auto-isolamento pesa molto, è difficile da sopportare e le situazioni più complesse sono quelle delle famiglie i cui figli disabili hanno dovuto limitare oppure annullare completamente le attività in cui erano impegnati.
Huberta Bertolini-Pott, la responsabile della comunità di Fede e Luce della nostra parrocchia, ha risposto a qualche domanda, per sapere come stanno lavorando, per sentirsi vicini anche a distanza e mantenere i contatti vivi con modalità diverse dall’incontro.
Huberta, come vanno le attività di Fede e Luce? Sappiamo che non potete ancora incontrarvi.
Il gruppo è messo a dura prova! Le comunità di Fede e Luce sono dei gruppi di incontro e incontrarsi in questo momento è purtroppo proibito. Le famiglie sono stremate, stanchissime e vedono poca luce all’orizzonte. Tutti noi, che ruotiamo intorno alla comunità, sentiamo forte il dispiacere di non poter stare insieme e vivere i tre momenti che caratterizzano un incontro di comunità che sono la preghiera/messa, la festa e lo scambio. Gli incontri di preghiera o le messe in presenza, anche quando consentite, sono complicate da organizzare, come anche i pranzi, i giochi e le attività in gruppo, e quindi saltano. Anche i momenti di scambio, di testimonianza e racconti tra i membri di comunità sono diventati proibitivi. L’unico modo per vedersi - oltre a tutti i sistemi video/telematici, che spesso sono impossibili da organizzare - sono dei momenti passati insieme a tu per tu. Nel linguaggio fedelucino lo si chiama il Quarto Momento e sono considerati i momenti di incontro al di fuori della casetta, cioè del raduno di tutta la comunità insieme. Il Quarto Momento ci permette, in pieno rispetto delle norme anti Covid, di vederci e fare due chiacchiere oppure fare delle piccole attività insieme. A Natale ci siamo inventati la video-recita del presepe vivente a distanza, abbiamo fatto dei corsi di cucina e colorato delle uova di Pasqua. Ora abbiamo iniziato con una produzione, quasi industriale, di cornici per fotografie.
Ma se non possono venire, come fate a insegnare a fare le cornici?
Ho inviato un tutorial a tutta la comunità e ora piano piano cerco di incontrare tutti gli artigiani del gruppo singolarmente per far vedere l’attività dal vivo (con finestre spalancate, mascherine, distanziamento e via dicendo). Poi ognuno lavora da casa autonomamente.
Questo artigianato casalingo è diventato una vera e propria terapia occupazionale per tanti di noi, me inclusa e qualcuno mi ha detto: “Mi evita di dover andare dallo psicologo”. Nicoletta, la nostra amica più diversamente giovane, si è messa all'opera insieme a Emiliano e suo papà. Loro per venire in parrocchia, hanno affrontato un viaggio di 2,5 ore in autobus!!
Un programma molto ben congegnato. E poi con la cornici cosa farete?
Una finalità sarà di promuovere l’esposizione in casa di foto ricordo, visto che oggi come oggi teniamo nascosto le nostro foto dentro i cellulari, computer, pennette, ecc.
Un'altra finalità sarà la vendita delle cornici per raccogliere fondi per un periodo vacanziero insieme, ognuno con la propria famiglia sistemata in piccole casette presso un agriturismo, sempre per la questione del distanziamento. I momenti comuni potranno essere gestiti bene nel grande giardino della struttura. Abbiamo tutti un gran bisogno di incontri, specialmente le persone che hanno già altre difficoltà. Ho in mente una ragazza, per esempio, una delle persone più accoglienti e socievoli che io conosca, che sta spesso da sola, anche perche i centri diurni attualmente lavorano a ritmo ridotto avendo dovuto restringere le frequenze per rispettare le norme di sicurezza e di distanziamento.
Immagino la stanchezza delle famiglie. So però che i ragazzi con disabilità che frequentano la scuole vanno a scualo in presenza tutti i giorni.
Sì, molti ragazzi della comunità vanno a scuola abbastanza regolarmente, ma soffrono molto delle restrizioni e di non poter fare le lunghe passeggiate cui sono abituate. Ogni tanto tocca loro un turno di quarantena a causa di un compagno o insegnante positivo, ed è difficile tenerle dentro casa.
Alcuni ragazzi autistici hanno un vitale bisogno di movimento e di spazi aperti. Tutti i membri di una famiglia della comunità hanno contratto il virus e hanno dovuto combattere per ben due mesi! Insieme a tanti amici e parrocchiani siamo riusciti a fornire pranzi e cene per lunghe settimane, finché non sono riusciti a fare autonomamente, ma credo che servisse loro più che altro per non sentirsi soli e a noi cuochi per sentirci vicini, per sentirci comunità.
Insomma, la vita quotidiana e le abitudini sono state completamente stravolte e se la maggior parte della persone riesce ad adeguarsi, per chi soffre di una disabilità e per chi vive con loro, come anche per le persone sole, nascono situazioni al limite dell’umanamente possibile.
Ringrazio molto Giovanella per il suo interessamento, il parroco p. Umberto e tutta la parrocchia per l’amicizia e l’accoglienza che riservono sempre alla comunità.
Noi ringraziamo Huberta e tutti gli altri volontari di Fede e Luce per la loro testimonianza attiva e la passione con cui si dedicano alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Per saperne di più, vi invitiamo a visitare il sito dell'associazione: fedeeluce.it .